Subiaco
La Rocca dei Borgia XV sec

CHIESA DI S. FRANCESCO
Subiaco
Convento di S. Francesco 1327 sec XIV

Nel
1940 la Soprintendenza ai Monumenti di Roma e del Lazio affidò al pittore Benedetto Tozzi l'incarico di restaurare gli
affreschi della chiesa di S. Francesco a Subiaco.1
.
Questa
costruzione, che risale al 1327, posta su una collinetta sulla riva
sinistra dell'Aniene, subiva, dalle acque del vicino fiume, notevoli
infiltrazioni di umidità che avevano deteriorato i dipinti dei secoli
XV e XVI presenti nella seconda cappella di sinistra
detta del Crocifisso, e nella terza, detta del Sodoma, nonché gli altri affreschi sui
pilastri e sulle pareti
Dei lavori di restauro erano stati operati all'inizio del XX
secolo quando si provvide, con la costruzione di un
vespaio, ad eliminare l’umidità che filtrava dal suolo, ed a restituire alla chiesa il suo aspetto
medioevale: fu abbattuto
il soffitto barocco e sostituito con uno a capriate; ove sul prospetto
era stata aperta, in epoca barocca, una finestra rettangolare fu
ricostruito il rosone; dalle pareti fu raschiata l'imbiancatura del 1733
e si
resero
visibili molti affreschi medioevali che furono accuratamente restaurati.
Ma nel 1940 lo stato della chiesa era di nuovo fatiscente e specialmente
i dipinti avevano subito danni rilevanti.
II
pittore Benedetto Tozzi operò pertanto nella cappella detta del
Sodoma
(per gli affreschi a lui attribuiti rappresentanti fatti della vita
della Vergine cioè "la Natività", "lo Sposalizio»,
"la Crocifissione e nelle vele delle volte gli Evangelisti) e nella cappella accanto
ove nel XVII secolo, per fare una nicchia al Crocifisso del 1685,
scolpito su legno dal francescano Stefano Piazza, la parete frontale
aveva subito l'asportazione
completa del dipinto, di due creste di vela e di una parte
della parete stessa per una profondità di cm 30.
Le operazioni di restauro
di Tozzi consistettero nell'eliminare ogni traccia di imbiancatura, nel
consolidare le parti di intonaco rigonfiate, nel rifare le stuccature e
le parti mancanti, riprendendo le tonalità, pur lasciando sempre
visibile la zona restaurata. Nella cappella del Crocifisso, poi, oltre
al restauro pittorico delle pareti e delle volte, fu tolto l’altare e
venne ripristinata la parete di fondo. Infine B. Tozzi restaurò resti di
affreschi, rappresentanti S. Antonio e putti e la Madonna con il
Bambino, sui pilastri della chiesa, ed altri dipinti fra la parete
d'ingresso e i muri laterali raffiguranti una Madonna con Bambino e
Santi, S. Chelidonia e Santi e tre Santi in nicchia.
L'attività
di Benedetto Tozzi, dopo questi interventi, si svolse negli anni successivi il secondo conflitto mondiale,
quando operò, oltre che a Subiaco, anche a Roma e nelle zone limitrofe.
ROMA
- IL VERANO
Nel
1950 gli fu infatti commissionato il restauro delle lunette, site nel quadriportico monumentale del cimitero al
Verano di Roma, rimaste
danneggiate nel bombardamento aereo del 19 luglio 1943.
L'incarico era di
notevole impegno e, nella scelta dei restauratori la Soprintendenza ai Monumenti di Roma e del Lazio si era
preoccupata di «garantirsi che l'esecuzione delle opere di restauro venisse affidata ad artisti
che hanno già
dato in questo campo prove soddisfacenti»2, per cui il contributo di
Tozzi assunse un carattere di prestigio. I lavori furono condotti
con grande competenza, come attesta una
lettera dello stesso Tozzi al dott. Guglielmo Matthiae, direttore artistico del restauro al Verano:
«...lo stato nel
quale erano ridotte le lunette a me affidate era tale da ritenere
impossibile il loro restauro, per cui inevitabilmente ho dovuto
provvedere, oltre
al consolidamento dell'intonaco e dell'arricciato,
"licenziati" spesso l'uno dall'altro, alla ricomposizione ed
al lavoro chimico, anche
all'imprevisto strappo o trasporto pittorico e rimessa in parete
di parte di esse.
Lavoro quest'ultimo non previsto, e, per le sue specifiche
caratteristiche, delicato, oneroso e di grave responsabilità».3
ROMA
- S. MARIA IN TRASTEVERE

Negli
anni 1949-1952 Tozzi attendeva inoltre, sempre a Roma, anche ai restauri della chiesa di S. Maria in
Trastevere 4
ove interveniva sia sugli
affreschi della parete sinistra, nell'interno, che sul dipinto
del timpano della
facciata (raffigurante un Cristo in trono fra angeli) e sulla
superficie, sottostante il fregio a mosaico, decorata da un filare di
palme e da altri simboli neotestamentari.
MONASTERO
DI S SCOLASTICA
SUBIACO
Chiostro gotico e campanile romanico sec XI
MONASTERO DI S. SCOLASTICA

Con
un contratto, redatto in data 9 giugno 1950,5
furono poi commissionati a B. Tozzi i restauri alla chiesa di S. Scolastica
in Subiaco, danneggiata dai bombardamenti durante l'ultima guerra
mondiale.
Qui
i primi lavori consistettero nella cernita di frammenti di affreschi del XV secolo staccatisi dalle pareti del
vano interno del sottotetto della chiesa di S. Scolastica per offesa bellica 6
ma anche ivi accumulatisi nel
tempo, insieme a pezzi di intonaco e di pietrame crollati dal
soffitto e dai
muri ed a tegole spezzate, gettate in quel luogo in occasione di
rifacimenti delle coperture della chiesa. Fu così possibile recuperare
numerosissimi frammenti di intonaco dipinto di varie dimensioni che
integrarono gli affreschi.7
Risulta
dai documenti di archivio8
che i frammenti rinvenuti furono circa mille, di varia misura, per lo più
piccola o minima, alcuni ancora aderenti all'intonaco, altri ridotti al
solo smalto pittorico. L'opera continuò con la pulitura dei frammenti
utilizzabili, la ricomposizione di essi, la riapplicazione sulle pareti
mediante rifacimenti di intonaci e consolidamenti con mastice di caseina
di quelli distaccati, con le stuccature, le marginature delle zone
mancanti ed i raccordi tonali. Inoltre fu rimosso il fregio
settecentesco a tempera che ricopriva la zona superiore degli affreschi,
scoperte le parti dipinte ancora sotto scialbo e fissato il colore:
venivano così restituiti circa trecento metri quadrati di superficie
pittorica.9
L'ambiente
ove si trovano questi affreschi è la parte superiore del transetto
della chiesa medioevale di S. Scolastica entro cui è contenuta la volta
della chiesa neoclassica, edificata da Giacomo Quarenghi nella seconda
metà del XVIII secolo.
Dopo
i restauri fatti da Benedetto Tozzi è possibile ammirare sulla parete
di fondo una decorazione pittorica raffigurante due gruppi di Santi,
Apostoli e Vescovi rivolti verso il centro, ove probabilmente era
dipinta una immagine di Cristo giudice o in gloria, ed al di sopra un
fregio con otto busti di Profeti entro quadrilobi. Sulla parete di
destra è stata ricostruita una "Discesa dello Spirito Santo":
sulla balaustra di un portico si trova Maria al centro, in posizione
frontale e mani giunte, con ai lati S. Giacomo e S. Pietro in ginocchio
e due gruppi di Apostoli. Nel portico sottostante sono dipinti dignitari
ed armati visibili fino alle ginocchia a causa della costruzione della
volta settecentesca. Nella parete di sinistra l'affresco visualizza
l'Ascensione di Cristo al cielo, attorniato da Angeli adoranti o intenti
a suonare o che piombano a volo, sorreggendo rotoli, verso la zona
inferiore ove è raffigurata la Madonna (fìg. 6) fra un gruppo di
Apostoli. Infine sulla parete di fronte a quella di fondo è stato
possibile ricostruire solo la testa e la destra benedicente di un Cristo
di grandezza doppia rispetto alle altre figure degli affreschi e negli
sguanci delle due finestrine di accesso al vano del sottotetto due
immagini (Angeli o Santi) che sorreggono un cero.
Questi
dipinti, citati dal Giovannoni,10
durante i lavori di restauro di Benedetto Tozzi, sono stati studiati per
la prima volta da Carla Guglielmi che li pone cronologicamente
all'inizio del XV secolo sottolineandone le caratteristiche stilistiche
quali la ricerca di bellezza, la qualità del colore «naturalisticamente
descrittivo, con trapassi di luce, che giunge addirittura a valori di
tono e tenui cangiantismi»,12
la finezza grafica, la tipizzazione espressiva. La studiosa inoltre
raffronta gli affreschi del sottotetto della chiesa di S. Scolastica con
quelli della Cappella Caldera nella
chiesa di S. Spirito a Sulmona rivelando però «la maggiore
finezza degli affreschi
di Subiaco nei confronti di quelli di Sulmona»13 e considerandoli «un monumento molto significativo della
pittura laziale di influsso umbro-marchigiano dell'inizio del Quattrocento, opera di una
personalità veramente notevole di artista».14
È grande merito quindi di
Benedetto Tozzi aver restaurato questo importante ciclo di affreschi,
senza indulgere a rifacimenti di parti mancanti ma ricomponendo anche i
minimi frammenti e con grande attenzione nel non alterare i colori.
Al
restauro dei dipinti del sottotetto della chiesa di S. Scolastica
seguirono quelli del chiostro cosmatesco affidati a Tozzi nel 1952.15
Il
chiostro è un tipico esempio di architettura romanico-cosmatesca
edificato in due epoche: il lato sud verso la fine del XII secolo o nei
primi anni del XIII secolo ad opera del “magister Giacomo” (come
attesta l'iscrizione
che ancora ivi si legge "Magister lacobus Romanus fecit hoc
opus” e gli altri lati, successivamente, sotto l'abate Lando
(1219-1243) da Cosma,
figlio di Giacomo e dai figli di Cosma: Luca e Giacomo II. Il deambulatorio del lato ovest ha volte
affrescate nei secoli XII e XIV mentre, sulle pareti, pitture del XIV secolo raffigurano chiese
e rocche di territori
dipendenti dall'Abbazia.
I
lavori da farsi per il restauro di questi affreschi consistevano nel
consolidamento mediante cascato di calcio della superficie pittorica
rigonfiata e pericolante, nello scoprimento parziale di affreschi sotto
scialbo, nel fissaggio del colore mediante applicazione di adeguate sostanze
adesive, nel
rifacimento di intonaci, stuccature, velature delle stuccature, ripresa
pittorica a tinta neutra a tempera nelle parti occorrenti ed
infine nella ridipintura e ravvivamento del colore su tutta la
superficie pittorica di mq
160. In particolare c'è da notare che Benedetto Tozzi,
nell'eseguire questi restauri, operò anche una «ripresa pittorica in
modo da ricostruire, nelle parti mancanti, l'unità decorativa
dell'insieme mediante preparazione in affresco e velatura a tempera
successivamente fissati».17
Negli anni
1982-1983 i dipinti del chiostro cosmatesco di S. Scolastica
subirono però ulteriori interventi dal restauratore Sergio Donnini
che ne accentuò il cromatismo, per cui attualmente non è possibile una
visualizzazione dell'opera di Benedetto Tozzi.
Nel
1952 Tozzi ebbe anche l'incarico dalla Soprintendenza ai Monumenti di
Roma e del Lazio di restaurare dei frammenti di affreschi medioevali nel
vano interno del campanile di S. Scolastica, da lui rinvenuti e segnalati già nel 1948.18 Si tratta di dipinti attribuiti al XII
secolo 19
che decorano
i due sottarchi d'ingresso: in quello di accesso alla chiesa corre
una decorazione geometrica con rombi, quadrati, rettangoli e
motivi alla greca; mentre alla sommità, entro un
tondo delimitato da tre cerchi, è raffigurata una mano aperta, probabilmente del Pancreator;
nell'altro sottarco
sono invece visualizzati i quattro Evangelisti (fìg. 7) sia nella loro
effige umana, che in quella apocalittica del leone, dell'angelo,
dell'aquila e del bove.
Nel.corso
dei lavori di restauro Tozzi si astenne da qualsiasi rifacimento delle parti mancanti e l'attenzione fu volta
al consolidamento ed al ravvivamento del colore in modo da rendere i
dipinti il più possibile nella
loro 'facies' originaria.
Cronologicamente
gli ultimi interventi di Benedetto Tozzi nella chiesa di S. Scolastica furono quelli alla facciata
dell'antica chiesa, costruita verso la fine del XII secolo o nei primi
anni del XIII, a cui si accede dal lato est del chiostro gotico. Nella lunetta del portale un affresco,
ascrivibile all'incirca
al 1400, raffigura la Vergine con il Bambino ed ai lati S. Benedetto e
S. Scolastica; mentre sulla parete attigua al portale, pitture del
XIV secolo ricordano episodi della vita di S. Benedetto, come il
miracolo del falcetto, l'attentato dei monaci di Vicovaro e la
guarigione del monaco accidioso.
In
particolare, durante gli interventi, venne fatto il restauro pittorico delle figure a masse di colori nel tratto in
alto a destra della porta di ingresso alla chiesa e dei frammenti di
affreschi nella parte ad angolo con
quella della facciata della chiesa,20 fu pulita l'intera superficie pittorica di.
circa mq 121 e fissato il colore mediante applicazioni di
sostanze adesive per evitarne la polverizzazione.21
Negli
ultimi mesi del 1953 i lavori a S. Scolastica venivano così ultimati ed il pittore Benedetto Tozzi si dedicava al
restauro delle pale d'altare della Basilica di S. Andrea a Subiaco.
BASILICA
DI S. ANDREA
SUBIACO
Concattedrale
di S. Andrea navata centrale
sec XVIII

Questa chiesa era stata molto danneggiata dai bombardamenti che
dal 25
maggio al 6 giugno del 1944 l'avevano colpita provocando il crollo delle volte, della cupola e di tutta
la parte absidale. Nella cappella di destra del transetto, dedicata al
SS. Sacramento, si trova una grande tela settecentesca di m 6 x 4, raffigurante Gesù, S. Pietro e gli
Apostoli nella "Pesca
miracolosa", eseguita in olio su tela da Sebastiano Conca.
Rinvenuto fra le macerie, questo quadro risultava molto rovinato per il
raschiamento e l'attrito causati dalle calcine che l'avevano anche
strappato in
più punti.22
Era pertanto necessario fare una doppia foderatura dell'opera, rimetterla su un nuovo telaio, rassodare il colore e
procedere ad
un restauro totale. Nelle cappelle laterali della navata altre pale
d'altare erano state danneggiate; così nella prima parte del lato
destro il quadro con l'estasi di S. Chelidonia, dipinto dal Nocchi,
aveva la quasi totalità della superficie pittorica ridotta a squame o
lastre di colore non più
legate alla tela ed in parte cadute; nella seconda il dipinto con
la morte di S. Scolastica assistita da S.
Benedetto ed altri Santi, attribuito al Labruzzi, era annerito dal fumo
tanto da essere quasi irriconoscibile e gravi danni aveva subito la pala della terza
cappella con l'immagine di S. Giuseppe svegliato da un angelo, opera del
Cavallucci. Ugualmente erano state lesionate, nelle cappelle del lato opposto, una tela
settecentesca, raffigurante
i Beati, dipinta da G. Pedroni ed una pala di Gesù Salvatore
attribuita ad artisti della bottega di Raffaello. Inoltre era
stato gravemente danneggiato un quadro della Madonna con il Bambino,
ascritta dai critici d'arte al Dolci o al Reni, che ora si
trova nella sacrestia della chiesa.
Benedetto
Tozzi rimontò i dipinti sui telai, bagnò le tele, consolidò i colori
dal di dietro, pose una tela di rinforzo, rifece i pezzi mancanti,
quindi procedette ad un restauro totale, manifestando in questo lavoro
una grande perizia.
Nell'aprile
del 1954 B. Tozzi restaurò anche l'immagine della Madonnina di Pietra Sprecata, sita in un'edicola medioevale in un
quartiere caratteristico di Subiaco. L'icona, espressione di arte
popolare settecentesca, sia
per l'usura del tempo che per i danni subiti durante i
bombardamenti, andava
sempre più deteriorandosi e Benedetto Tozzi, con felice intuizione,
pensò di ripristinarla usando la tecnica dell'affresco anziché quella
ad olio com'era all'origine. Ne risultò un'opera eccellente, in
sintonia con il paesaggio e l'ambiente circostante di
impronta medioevale, lodata dalla popolazione sublacense che in quella immagine identifica
il simbolo della sua città.
ROMA
- PALAZZO CHIGI

Ancora
nel 1954, Benedetto Tozzi ebbe l'incarico di restaurare le decorazioni
pittoriche del Salone della Vittoria in Palazzo Chigi a Roma.
L'ambiente,
utilizzato per riunioni di personalità politiche italiane e straniere, per commissioni ministeriali,
firme di accordi politici ed economici e conferenze stampa, necessitava
di un restauro nel soffitto ligneo cassettonato e nel sottostante
fregio, dipinto nel XVII secolo.
Gli interventi di B. Tozzi23 consistettero nella pulitura,
consolidamento,
stuccatura, velatura, restauro pittorico generale dell'intero
affresco e delle decorazioni di coronamento sia delle finestre che delle
porte e dei fondali dei busti.24
I risultati ottenuti furono del tutto soddisfacenti: difatti il
soprintendente in una lettera all'Ufficio Speciale per le opere edilizie
della Capitale così si esprime: «Questa Soprintendenza, avendo
esaminato i lavori di restauro eseguiti nel Salone della Vittoria a
Palazzo Chigi,
ritiene che essi siano stati eseguiti a regola d'arte e che soddisfìno
alle esigenze artistiche del Salone stesso».25
MONASTERO
DEL SACRO SPECO
SUBIACO
Prospetto sud

Nel
dicembre del 1954, inoltre, il Ministero della Pubblica Istruzione
stanziava la somma di £. 2.350.000 per i restauri più urgenti agli
affreschi del Sacro Speco di Subiaco che, affidati a Benedetto Tozzi,
iniziarono nel marzo del 1955.26
Il Sacro Speco di S.
Benedetto, addossato al monte Taleo e con circa metà della sua ossatura
perimetrale formata dalla roccia viva, è esposto alle infiltrazioni
d'acqua del monte che in quegli anni avevano deteriorato le pitture
medioevali delle pareti. Inoltre, a causa del salnitro che penetra
attraverso i muri costruiti a ridosso della roccia e per i restauri
operati dal 1853 al 1856, con colori a base di colla vegetale i quali,
con il passare del tempo, ed a contatto con l'umidità, si erano
trasformati in muffa, gli affreschi apparivano molto rovinati. Infine
essi erano stati spesso ritoccati, a volte anche con sovrapposizioni
pittoriche, secondo la tendenza ai rifacimenti in stile, tipica delle
modalità di restauro del XIX secolo.
Benedetto Tozzi operò agli
affreschi del Sacro Speco con un metodo ormai positivamente sperimentato
nella sua attività di restauratore. Egli innanzitutto procedeva al
consolidamento delle pitture isolate in parte dal muro, cioè che
stavano per staccarsi, quindi faceva il lavaggio e riportava alla luce
le parti coperte da calce o da altri materiali. Per ravvivare i colori,
inoltre, aveva scoperto un sistema, basato sul fatto che ogni colore ha
capacità chimiche ben definite e diverse da quelle di ogni altro
colore, per cui, per asportare il salnitro e le macchie di muffa,
applicava delle sostanze basiche e mai acide che provocavano una
reazione che corrodeva la patina e faceva emergere l’affresco
originale. Le parti mancanti non subivano rifacimenti e le zone ove il
colore era invisibile venivano sfumate con tinta neutra dando
l'impressione che la figura avesse la linea del contorno del disegno.
Infine l’affresco veniva cosparso di un preparato chimico che formava
una pellicola protettiva e contemporaneamente manteneva inalterato il
colore. Con questa tecnica Benedetto Tozzi restaurò i dipinti del Sacro
Speco ottenendo risultati eccellenti.
Qui,
nella navata della chiesa superiore, nelle prime due zone della parete
di sinistra, sono raffigurate scene relative alla passione di Cristo:
"il bacio di Giuda", "la fuga degli apostoli",
"la flagellazione", "la condanna a morte", "il
viaggio al Calvario", mentre nell'ultima, al di sotto della volta,
vi è "la Discesa dello Spirito Santo". Nella parete destra,
divisa anch'essa in tre zone, sono invece dipinte: nella prima "le
Marie al Sepolcro", e "l'entrata trionfale del Messia a
Gerusalemme" (fìg. 8), nella mediana "Gesù che appare alla
Maddalena" e "l'incredulità di Tommaso, nell'ultima in alto
"l'Ascensione". La parete frontale all'ingresso è interamente
occupata dalla "Crocifissione" e nelle vele della volta sono
dipinti i quattro Dottori della Chiesa seduti in cattedre gotiche.
Tutti
questi affreschi sono ritenuti opera di un artista del Trecento di
scuola senese, testimonianza di quell'immigrazione dell'arte senese
nella provincia romana, di cui si trovano numerosi documenti.
Indubitabili
sono infatti le caratteristiche di stile in quell'indugiare nel ritrarre
dettagli di costume medioevale sia nell’abbigliamento che
nell’atteggiarsi dei personaggi nonché nel modo di trattare la figura
umana con quelle teste dalla folta capigliatura, la faccia larga, gli
occhi piccoli e ravvicinati al naso.
Quando
Benedetto Tozzi iniziò i restauri, soprattutto il colore di questi
affreschi era stato danneggiato dall'umidità, difatti il turchino
risultava inverdito e parte delle scene erano andate distrutte.
L'intervento di Tozzi è riuscito a riportare le tinte al loro splendore
primitivo, anche se, purtroppo, non si è potuta recuperare interamente
la superficie pittorica, irrimediabilmente compromessa in alcune zone.
Nel
dicembre del 1956 i lavori, interrotti temporaneamente, ripresero,
grazie anche al contributo di tre milioni di lire, raccolte dal
professor Hause Peter L'Orange fra gli artisti norvegesi, i quali
avevano venduto all'asta alcune loro opere per finanziare i restauri del
Sacro Speco. Benedetto
Tozzi innanzitutto ravvivò le pitture di scuola umbra, ascrivibili al
XV secolo, presenti nella seconda parte della chiesa superiore, cioè
fra il grande arco che sorregge la parete con la
"Crocifissione" ed il transetto. Erano questi i dipinti più
deteriorati: difatti se sulla parete destra alcune scene della vita di
S. Benedetto (quali "l'attentato dei monaci di Vicovaro" e
"la guarigione del monaco accidioso") apparivano conservate
abbastanza bene, su quella sinistra le immagini erano quasi
completamente scomparse, mentre gli affreschi della volta e quello della
lunetta centrale con la figura di S. Benedetto in abbigliamento
pontificale, seduto in trono ed affiancato da Santi e personaggi della
famiglia Anicia, per l'azione dell'umidità, risultavano pressoché
illeggibili.
Nei
primi mesi del 1957, mentre Tozzi lavorava nel braccio laterale del
transetto che da accesso al "cortile dei Corvi", in una delle
due piccole cappelle laterali, e precisamente in quella detta di S.
Scolastica, rinvenne tracce di una Crocifissione. Il dipinto presentava
un Cristo senza barba, perché raschiata, e con l'aureola a rilievo
asportata con la martellina, inoltre la superficie appariva abrasa in
varie parti e con qualche pezzo di intonaco caduto. Secondo il
restauratore, nel corso di interventi precedenti, era stato posto del
latte di calce, successivamente asportato, ed in tale azione era stata
rasa la pittura.27
Inoltre
nella cappella a lato Tozzi scoprì un altro affresco, raffigurante una
Madonna, seduta con Bambino in grembo, fra S. Pietro che porge le chiavi
a Gesù e S. Paolo che regge la spada (fìg. 9). La faccia della Madonna
era quasi invisibile perché raschiata ed il cronista del Sacro Speco
riferisce che “a giudizio del professor Tozzi l’affresco fu
imbiancato, poi vollero togliere il bianco, ma senz'arte, ravvivando il
quadro. Non ottenendo il loro intento, vi diedero un colore nerastro
sopra ed avanti vi posero il quadro a sfondo oro con S. Mauro e S.
Placido. L'affresco doveva essere bellissimo con una gamma di colori
meravigliosa, opera a quanto si crede, di Ottaviano Nelli”.28
Durante
i lavori in questa parte del transetto, Tozzi restaurò anche gli altri
affreschi di scuola umbro-marchigiana ivi presenti, quali "l'ultimo
colloquio di S. Benedetto e S. Scolastica", "la morte di S.
Scolastica", "la morte di S. Mauro e la decapitazione di S.
Paolo", "il martirio di S. Placido" ed "il Miracolo
di S. Pietro e S. Giovanni presso la porta 'speciosa' del tempio"
oltre alle immagini dipinte nei sottarchi e nelle vele delle volte ed
agli ornati di raccordo. Nel giugno del 1957, ultimati gli interventi
nel transetto della chiesa superiore del Sacro Speco, iniziavano quelli
nella chiesa inferiore.
Qui,
a destra della scaletta che scende dalla chiesa superiore, vi è
l'immagine del papa Innocenze III che, a braccia aperte, regge un
cartello ove è trascritta la bolla con cui egli, il 24 febbraio del
1203, assegnava delle rendite al monastero del Sacro Speco.
Dopo
i primi lavaggi, operati da B. Tozzi a questo affresco, emerse un'antica
scritta del nome del papa29 onde apparve chiaro che il
dipinto recava tracce di sovrapposizioni, secondo un'ipotesi già
avanzata da F. Hermanin30 il quale riteneva che la chiesa
inferiore, già affrescata, almeno in parte, all'inizio del XIII secolo,
venne successivamente ridipinta nella seconda metà del 1200.
L'affresco, prima degli interventi operati da Benedetto Tozzi,
presentava sulla sinistra i resti di una figura in ricchi paludamenti
ricamati e con nimbo quadrato che reggeva il cartiglio con la scritta,
mentre sulla destra vi era l'immagine di un monaco nimbato,
probabilmente S. Benedetto, il quale, seduto in una cattedra, volgeva
gli occhi verso il sovrastante busto del papa Innocenzo III.
Già F. Hermanin aveva notato che accanto alla mano del monaco si
scorgeva un dito simile per esecuzione a quello della figura sul lato
opposto della scritta, inoltre lo studioso aveva anche rilevato che i
caratteri dell'iscrizione con il nome del papa ai lati del busto di
Innocenze III erano più recenti rispetto a quelli riproducenti la
bolla.30
Benedetto
Tozzi, scoprendo le lettere INNOC sulla figura a sinistra del cartiglio,
ha permesso l'identificazione di questa immagine con quella del papa
ritratto quando era ancora in vita così come si desume dal nimbo
quadrato, secondo l'uso medioevale di ritrarre in tale foggia i prelati
prima della morte e dell'eventuale santificazione.
Inoltre, durante i lavori di restauro, si provvide allo strappo
del dipinto raffigurante il monaco, attualmente
conservato nella sacrestia della chiesa del Sacro Speco, e fu così
scoperto l'antico affresco a destra della bolla con S. Benedetto e S. Romano (fìg. 10).
È
stato pertanto possibile stabilire che il dipinto primitivo, ascrivibile
al primo decennio del XIII secolo sia per
l'iconologia delle figure che per i
caratteri delle scritte, è quello con le immagini di S.
Benedetto, di S. Romano e del papa Innocenze III che reggono il
cartiglio, ascrivibile
anch'esso alla stessa epoca, mentre l'affresco staccato con la
figura di un monaco
ed il busto di Innocenzo III al di sopra della bolla sono da attribuirsi
ad una «riedizione tardoducentesca, nella quale dovevano scomparire i
sottostanti Innocenzo e Benedetto con Romano, in tal senso predisposti a
nuove stesure di intonaco, mentre il tabellone con il testo doveva
essere mantenuto nella nuova figurazione e a tale scopo reintegrato nelle lettere consunte, come conferma la coesistenza di
caratteri paleografici pertinenti ai due diversi periodi».31
Benedetto
Tozzi procedette quindi al restauro dei dipinti del Conxolus presenti nella chiesa inferiore del Sacro Speco.
Il
Conxolus è un artista della seconda metà del XIII secolo con
caratteristiche di stile ben definite: infatti sono evidenti, nelle sue
opere, i modi di una corrente popolare romana contemporanea a quella più
aulica che ancora
subiva gli influssi dei moduli bizantini.
Nelle
immagini del Conxolus si nota infatti un'aderenza al vero, sia nel
tratteggio dei panneggi che seguono le movenze del corpo e si
diversificano a seconda della stoffa, sia in quell'atmosfera di ingenuità
o stupore che traspare di fronte ai miracoli di S. Benedetto:
testimonianza che il
pittore aveva sì come fonte il racconto gregoriano ma che spesso
indulgeva, nella visualizzazione dei fatti, a suggestioni di religiosità
popolare.
Nella piccola abside, a
sinistra della scala di accesso alla chiesa inferiore
del Sacro Speco, come attesta la scritta "Magister Conxolus
pinxit hoc opus",
egli affrescò una Madonna in trono, con in braccio il Bambino ed
ai lati due angeli, in una iconografìa che si diversifica
nettamente da quella bizantina in voga a quell'epoca sia
per l'ampio trono con il dorsale a baldacchino che per le immagini sacre
e gli ornati. Inoltre, sempre
nella chiesa inferiore del S. Speco, sono opera del Conxolus vari
episodi della
vita di S. Benedetto, quali il "Prodigio di Affile", in cui il
Santo risana un vaglio rotto dalla nutrice, “l’incontro di S.
Benedetto con S. Romano” ed il "Ritiro di S. Benedetto in una
grotta" mentre sembra debbano ascriversi a suoi collaboratori gli
affreschi con il "Miracolo del falcetto , caduto nel lago e fatto
riemergere dal Santo, il Tentativo di avvelenamento", operato da
una donna e sventato da S. Benedetto che comanda ad un corvo di portare
via il pane avvelenato ed il "Miracolo di S. Placido" il
quale, caduto nel lago neroniano, viene salvato da S. Mauro che corre
sulle acque per comando di S. Benedetto.32
Tutti questi dipinti furono
restaurati da Benedetto Tozzi fino al giugno del 1958 quando passò al
ripristino degli affreschi di scuola senese presenti sulle pareti della
Scala Santa e nella cappella della Madonna.33
Qui specie il "Trionfo
della Morte" aveva subito danni rilevanti per la perdita di parte
della superficie pittorica a causa delle infiltrazioni di acqua che ne
avevano corroso l’intonaco ed il colore, mentre gli affreschi con le
storie della vita della Madonna erano stati ricoperti da ridipinture che
Tozzi asportò ravvivando i colori. Dopo questi interventi, il
restauratore operò nella grotta chiamata dei "Pastori" perché
ivi S. Benedetto riuniva i pastori delle valli per istruirli nella
dottrina cristiana.
Sulla
roccia Tozzi consolidò e restaurò una Madonna delI'VIII-IX secolo,34
dipinta su un sottile strato di intonaco e tutta coperta da stalattiti.
La raffigurazione appariva
mancante di alcune parti: difatti tutto l’affresco a sinistra era
andato distrutto e dell'immagine del Santo si conservava solo la testa,
mentre una larga macchia rovinava il dipinto nella parte centrale.
Restano pertanto visibili, dopo i restauri che asportarono anche tracce
di ridipinture, la Madonna al centro con il Bambino diritto ed in
posizione frontale, secondo l'iconografìa bizantina, ed ai lati: a
sinistra un'immagine identificabile con S. Silvestro per la scritta
vicina S. SIL..., ed a destra un'altra, conservata in tutta la sua
interezza nonostante un'ampia macchia nella parte centrale che si
estende anche sul Bambino, con accanto le lettere S. LU... per cui si
pensa sia S. Luca. L'affresco, ritenuto dagli studiosi35
l'unico precedente quelli del XIII secolo, presente sia al S. Speco che
a S. Scolastica, prima che Tozzi rinvenisse, nel 1948, nel vano interno
del campanile di S. Scolastica, resti di dipinti del XII secolo, è
stato reso nella sua vivacità stilistica, con quelle marcate linee di
contorno e le espressioni ieratiche tipiche della pittura bizantina di
cui abbiamo altri esempi a Roma in S. Prassede e in S. Clemente.
Conclusi
questi lavori, Benedetto Tozzi ultimò i restauri ad alcuni affreschi
della chiesa superiore del Sacro Speco, interrotti nel luglio del 195536
e, poiché ritenuti meno urgenti, posposti, nel dicembre del 1956, a
quelli del transetto, della chiesa inferiore, della Scala Santa e della
cappella della Madonna.
Contemporaneamente,
dall'aprile del 1959 al giugno dello stesso anno,37 Tozzi
restaurava anche i dipinti della chiesa di S. Lorenzo a Subiaco.
Qui,
a seguito dei danni bellici, l'affresco del 1300, che si trova
sull'altare maggiore (raffigurante una Crocifissione con le immagini
della Madonna, della Maddalena e di vari angeli che tergono il sangue di
Gesù) e gli altri dipinti settecenteschi sulle pareti (con le scene
della vita di S. Lorenzo: "San Lorenzo che distribuisce le
elemosine ai poveri" e "il martirio di S. Lorenzo")
presentavano, oltre a molteplici lesioni, delle stratificazioni di fumo
e di grasso. Pertanto fu necessario operare la startaritura delle zone
affrescate, eseguita con soluzioni di soda caustica, reagenti chimici e
punta di bisturi, quindi la stuccatura delle lesioni, la velatura di
raccordo tonale delle stesse, il fissaggio e il ravvicinamento del
colore, il ritocco pittorico ed il rifacimento di piccole zone mancanti.
I
lavori a S. Lorenzo furono ultimati il 10 giugno 195939 mentre
quelli al Sacro Speco 1'8 gennaio del I96040 e nel giugno del
1960 il soprintendente ai Beni Ambientali ed Architettonici del Lazio
scriveva a Tozzi:
«È
intendimento di questa Soprintendenza affidare alla S.V. i lavori di
restauro pittorico degli affreschi della Croce in Subiaco, in quanto la
S.V. stessa ha dato buona prova in precedenti restauri che presentavano
analoghe difficoltà».41
Durante la seconda guerra
mondiale, infatti, la chiesa di S. Maria della Croce era stata a lungo
occupata dagli sfollati, i quali vi avevano anche acceso dei fuochi per
scaldarsi, per cui le pitture del XIV e XV secolo, che decorano
l'interno della chiesa, erano state danneggiate e ricoperte da
incrostazioni bituminose.
I
lavori da eseguire consistevano quindi nell'asportazione delle
stratificazioni di fumo, sia sulle pareti che sulla volta della chiesa,
mediante soluzioni alcaline, nel lavaggio della pellicola cromatica,
nelle stuccature e velature di raccordo tonale delle medesime, nel
fissaggio e ravvivamento del colore, nel ritocco pittorico, in iniezioni
di cascato di calcio per il consolidamento, nel distacco e
riapplicazione di piccole zone di intonaco affrescato.42
Vennero così restaurati circa centoventi metri quadrati di superficie
pittorica e nel corso dei lavori fu anche scoperto un dipinto del XIV
secolo raffigurante una Madonna, attribuibile a quegli artisti della
scuola senese che avevano operato nel Sacro Speco.43
Furono questi gli ultimi
restauri fatti da Tozzi a Subiaco, ma la sua attività non si limitò ai
monumenti che ho dettagliatamente esaminato.
Egli
infatti ripristinò anche gli affreschi della chiesa di S. Maria Assunta
a Vasanello (Viterbo), quelli in alcune chiese vicine ad Amatrice
(Rieti), i dipinti presenti nel castello di Rocca Sinibalda (Rieri) ed
altri.
Indubbiamente la lunga
consuetudine ed il tempo trascorso nello studio, nell'analisi e nel
ripristino degli antichi affreschi religiosi influirono sull'animo
dell'artista ed improntarono la sua espressione pittorica ove spesso è
manifesta la visualizzazione di assunti evangelici e di fede, pur se in
una semantica moderna.
Note
1.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Relazione del soprintendente Alberto
Terenzio, s.d., Fase. 1246 Mon., Inedito.
2.
Archivio della
Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio, Roma.
Lettera del soprintendente Alberto
Terenzio all'ingegnere capo dell'Ufficio Speciale del Genio
Civile per le opere edilizie della Capitale, in data 3 novembre 1948,
Fase. 179 Mon., Manoscritto inedito.
3.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Lettera di Benedetto Tozzi al dott.
Guglielmo Matthiae, direttore artistico dei lavori di restauro al Verano,
in data 17 marzo 1950, Fase. 179 Mon., Manoscritto inedito.
4.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Fase. 976 Mon.
5.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Contratto per la esecuzione dei lavori
di restauro per danni di guerra agli affreschi della chiesa di S.
Scolastica, in data 9 giugno 1950, Fase. 1266 Mon., Inedito.
6.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Denunzia di contratto di appalto al
prof. Tozzi da parte della direzione generale delle Tasse e delle
Imposte Indirette sugli Affari, in data 29 novembre 1951, Fase. 1266
Mon., Inedito.
7.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Lettera del soprintendente al Ministro,
in data 18 giugno 1951, Fase. 1266, Inedito.
8.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Stato di avanzamento dei lavori di
restauro per danni di guerra agli affreschi quattrocenteschi del vecchio
transetto di S. Scolastica, eseguiti dal restauratore Benedetto Tozzi,
in data 8 giugno 1951, Fase. 1266 Mon., Inedito. Conto finale per la
ricomposizione e la riapplicazione dei frammenti recuperati degli
affreschi quattrocenteschi del sottotetto della chiesa medioevale di S.
Scolastica, in data 29 marzo 1952, Fase. 1266 Mon.,Inedito.
9.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Lettera di Benedetto Tozzi alla
Soprintendenza ai Monumenti di Roma e del Lazio con preventivo di
lavori, in data 16 marzo 1950, Fase. 1266 Mon., Manoscritto inedito.
10.
G. GIOVANNONI, // monastero di S. Scolastica, la chiesa, in
"I monasteri di Subiaco", Roma, 1904, pag. 339.
11.
G. GUGLIELMI, Affreschi inediti in S. Scolastica a Subiaco, in
"Bollettino d'Arte", aprile-giugno 1950 n. 2.
12.
Ibid., pag. 116.
13.
Ibid., pag. 118.
14.
Ibid, pag. 121.
15.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Contratto di appalto in data 4 marzo
1952, Fase.1266 Mon., Inedito.
16.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Preventivo di restauri pittorici da
eseguirsi nel chiostro cosmatesco di S. Scolastica, in data 16 luglio
1951, Fase. 1266 Mon., Inedito.
17.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Certificato di pagamento al pittore
Benedetto Tozzi da parte del Ministero della P.I. per lavori eseguiti
nel chiostro cosmatesco di S. Scolastica, in data 30 giugno 1953, Fase.
1266 Mon, Inedito.
18.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. In una lettera del Ministero della P.I.
alla Soprintendenza ai Monumenti di Roma e del Lazio, in data 10 maggio
1948, Fase. 1266 Mon., Manoscritto inedito, si legge: «II professor
Benedetto Tozzi ha segnalato al Ministero di aver rinvenuto alla base
del campanile me-dioevale del Protocenobio di S. Scolastica degli
affreschi che ritiene appartenere alI'VIII secolo e di ritenere
probabile, nella stessa zona, altri rinvenimenti interessanti la
primitiva chiesetta di S. Benedetto».
19.
V. BALDINI, Gli affreschi di S. Scolastica in "I monasteri
benedettini si Subiaco", Milano, 1982, pag. 67.
20.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Conto finale dei lavori di restauro
pittorico eseguiti dal professor Benedetto Tozzi agli affreschi della
facciata della chiesa di S. Scolastica, in data 7 gennaio 1954, Fase.
1266 Mon., Inedito.
21.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Relazione sui lavori di restauro
pittorico eseguiti dal prof. Benedetto Tozzi agli affreschi della
facciata della chiesa di S. Scolastica, in data 30 maggio 1953, Fase.
1266 Mon., Inedito. Attualmente sulla facciata della chiesa di S.
Scolastica sono in corso ulteriori lavori di restauro per cui non è
possibile una
visualizzazione dell'opera di Tozzi.
22.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Relazione dei danni causati alle opere
d'arte dal bombardamento sulla chiesa di S. Andrea a Subiaco, s.d.,
Fase. 1242 Mon., Inedito.
23.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Certificato di pagamento della prima
rata di acconto a favore del professor Benedetto Tozzi esecutore dei
lavori di restauro alle decorazioni artistiche nel salone della Vittoria
a Palazzo Chigi a Roma, in data 5 agosto 1954, Fase. 439 Mon., Inedito.
24.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Computo metrico e stima dei lavori di
ripristino del Salone della Vittoria a Palazzo Chigi a Roma, Fase. 439
Mon., Inedito.
25.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio, Roma. Lettera del soprintendente all'Ufficio
Speciale per le Opere edilizie della Capitale, in data 27 settembre
1954, Fase. 439 Mon., Inedito.
26.
Archivio del Sacro Speco a Subiaco, Cronache del Monastero del
Sacro Speco, vol. anni 1950-1968, s.f, Manoscritto inedito.
27.
Archivio del Sacro Speco a Subiaco, Cronache del Monastero del
Sacro Speco, vol.. anni 1950-1968, s.f., Manoscritto inedito.
28.
Archivio del Sacro Speco a Subiaco, Cronache del Monastero del
Sacro Speco, vol. anni 1950-1968, s.f., Manoscritto inedito. Sia
l'affresco con la Crocifissione che quello con la Madonna non sono stati
trattati da alcun studiosi e neanche M.L. CRISTIANI TESTI ne fa cenno in
Gli affreschi del Sacro Speco in "I monasteri benedettini di
Subiaco", lavoro per altro notevole. È auspicabile pertanto una
ricerca su tali dipinti inediti.
29.
Archivio del Sacro Speco a Subiaco, ibid.
30.
F. HERMANIN, Le pitture dei monasteri sublacensi in "I
monasteri di Subiaco", Roma,vol. I, pp. 462-465.
31.
M.L. CRISTIANI TESTI, Gli affreschi del Sacro Speco, in “I monasteri benedettini
di Subiaco” , Milano, 1982,
pag. 130
32.
M.L.
CRISTIANI TESTI, Gli affreschi del Sacro Speco, in "I monasteri
benedettini di Subiaco", Milano, 1982, pp. 126-130.
33.
Archivio
della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio,
Roma. Fase. 1271 Mon.
34.
A.
VENTURI, Storia dell'arte italiana, Milano, 1902, vol. II, pag. 249.
35.
F.
HERMANIN, / monasteri di Subiaco, Roma, 1904, pag. 416.
36.
Archivio
della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio,
Roma. Fase. 1270 Mon.
37.
Archivio
della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio,
Roma. Fase. 1249 Mon.
38.
Archivio
della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio,
Roma.
a) Perizia di spesa per
riparazione di danni bellici agli affreschi di S. Lorenzo in Subiaco,
s.d.. Fase. 1249 Mon., Inedito.
b) Stato di avanzamento finale
dei lavori eseguiti da Benedetto Tozzi nella chiesa di S. Lorenzo a
Subiaco, in data 12 giugno 1959, Fase. 1249 Mon., Inedito.
39.
Archivio
della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio,
Roma. Verbale di ultimazione dei lavori di restauro agli affreschi della
chiesa di S. Lorenzo a Subiaco, Fase. 1249 Mon., Inedito.
40.
Archivio
della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio,
Roma. Verbale di ultimazione dei lavori di restauro agli affreschi del
Sacro Speco a Subiaco, Fase. 1271 Mon., Inedito.
41.
Archivio
della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio,
Roma. Lettera del Soprintendente a Tozzi in data 1 giugno 1960, Fase.
1250 Mon., Inedito.
42.
Archivio
della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettoni-ci del Lazio,
Roma. Certificato di contratto in data 6 febbraio 1961, Fase. 1250 Mon.,
Inedito.
43.
L.
CARONTI, Subiaco nel Turismo, nell'arte, nella storia. Roma, 1964, pag.
157.
Bibliografia:
Benedetto Tozzi e Subiaco di
Angelora Brunella Di Risio stampato da LEVA Artigrafiche in Crema marzo
1988.
Sacro
Speco
Chiesa
inferiore
Storie di S Benedetto

Sacro Speco Chiesa Superiore
Cristo risorto
XIV sec
