BENEDETTO TOZZI 

PITTORE SUBLACENSE DEL 900

 

Autoritratto a penna1938

 

NOTE BIOGRAFICHE  

Benedetto Tozzi amò profondamente la sua terra e con sensibilità di artista ne colse gli aspetti più intimi e suggestivi rivivendoli nell’animo e trasfigurandoli in lirismo pittorico.

E’ pertanto difficile, pressoché impossibile, comprendere l’attività di Tozzi indipendentemente dallo stretto legame che lo unì a Subiaco. L’assorta atmosfera dei dirupi, il silenzio rotto dal mormorio dell’Aniene, il lento trascorrere delle stagioni nella valle impervia, lo scintillare della luce sulle foglie degli elci, suscitarono nel pittore emozioni profonde che egli trasfuse nelle sue opere.

Benedetto Tozzi nacque il 13 maggio del 1910 a Subiaco da  famiglia borghese, una delle poche benestanti della città, che lo mandò a studiare al Seminario dell'abbazia Benedettina di Subiaco. Il misticismo dell’ambiente monastico, la preghiera e la solitudine del Sacro Speco, gli affreschi medioevali con le scene dei miracoli del Santo, le umide grotte rocciose ove pare che il tempo si sia fermato, le arcate dei chiostri ed il timido sbocciare dei fiori nei giardini antichi, segnarono il suo animo di adolescente ed accompagnarono il suo cammino di adulto quasi in un dissidio fra l’adesione ad una vita laica ed il fascino di una vocazione religiosa a cui non fu chiamato, ma presente nell’intimo come aspirazione, rimpianto, anelito d’infinito.  Spirito irrequieto, lacerato dalla consapevolezza della futilità di ogni opera umana, egli cercò nell’arte un superamento della provvisorietà e dell’effimero.

Abbandonò così in giovane età gli studi umanistici e si recò a Roma ove frequentò il Liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti.  Si fece subito notare per le sue capacità, ereditate forse dal pittore Turri, bisnonno materno, e ben presto ricevette degli incarichi prestigiosi.  Lavorò difatti come disegnatore al Governatorato di Roma ove seguì gli studi del piano regolatore della Capitale e collaborò con Sironi, come vincitore di concorso, alla realizzazione di opere pittoriche per varie manifestazioni governative. Erano quelli gli anni in cui il regime fascista tendeva a dare di sé un’immagine di fastosa solennità e richiedeva la collaborazione degli artisti, in tale ricerca di vaniloquente pomposità.  Tozzi, però, anche se fece le sue prime esperienze in questo clima, ben presto si pose in una situazione di fronda e si accostò al gruppo della Scuola Romana. 

Fu qui che trovò l’ambiente più consono al suo sentire e nell’incontro con Scipione, Mafai, Barbieri, Ziveri, Fazzini  affinò la sua espressione pittorica che, seppur memore delle tematiche di questi maestri, già si caratterizzava in senso personale.  Ma il desiderio di nuove esperienze e l’esigenza di approfondire la sua ricerca lo portarono a lasciare Roma ed egli si recò dapprima in Francia, poi a Tripoli ed a Trieste. Per incarico del Ministro della Cultura fu anche nell’isola di Rodi ove, insieme a Pietro Gaudenzi, Mario Toppi ed Enrico Gaudenzi, affrescò la chiesa di S. Francesco con scene sulla vita del Santo ed il castello, che divenne poi sede del Governatorato, con scene di genere sul lavoro e la vita familiare.  Ebbe modo così di conoscere gli artisti Afro, Mirko ed Alessandro Monteleone i quali operavano per lo stesso castello di Rodi con pitture e sculture.

B. Tozzi con il gruppo di amici a Grottaferrata per festeggiare la vittoria di P. Fazzini  alla Biennale di Venezia

Tornato a Subiaco, frequentò gli artisti del cenacolo di Anticoli Corrado e strinse amicizia con Fausto Pirandello, Celestino Celestini, Attilio Selva, Pietro Gaudenti.    Erano quelli gli anni in cui ad Anticoli Corrado si riunivano vari artisti nella riproposta di un ritorno alla natura, contro la vita convulsa della città, e di un’arte realistica lontana dal Futurismo. Vi convenivano  G. Capogrossi, Emanuele Cavalli, Monti, Toppi ed altri, vi era passato nel 1930 anche Kokoschkla, attratto da quel mito di primitivismo e di semplicità rurale. Ad Anticoli si faceva cultura e gli artisti dibattevano problemi di ricerche espressive, operavano le loro scelte di rifiuto dell’Arte ufficiale del regime fascista, si scambiavano esperienze di adesione alla Scuola Romana, si ispiravano alla quiete dell’ambiente agreste.  Qui Benedetto Tozzi affinò la sua semantica e l’esperienza della pittura tonale, perseguita principalmente da Giuseppe Caporossi. Improntò la sua produzione insieme agli stimoli suggestivi del paesaggio montano. Sono di questo periodo i dipinti “Sedia gialla” (1936), “Casetta azzurra” (1937) soffusi da un sentimento di profonda solitudine, le vedute di Subiaco “Piazza del Campo” (1936), “Pietra Sprecata” (1937), “S. Donato” (1938) e due ritratti raffiguranti le domestiche della casa paterna: “Annetta” (1938) e “Paolina” (1938) che denotano la sensibilità del pittore nell’attenzione alla gente umile, austera e dignitosa della sua terra. 
Sposò la nobildonna Rosina Ciaffi dalla quale ebbe sei figli, tre maschi (Sandro, Sergio, Leonardo) e tre femmine (Serenella detta Donatella, Gabriella e Valentina detta Andreina). Insegnò per oltre vent'anni nella scuola media e nell'Istituto "G. Braschi" di Subiaco come professore di disegno e storia dell'arte.  Intorno a 1938 lasciò lo studio di Via Margutta n. 51 a Roma, che condivideva con Pericle Fazzini,  per recarsi in Francia. La sua esperienza francese la fece principalmente sulla Costa Azzurra, il cui ricordo è presente in alcune opere dove predominano i colori rossi.  

1941 - il tenente d'artiglieria Benedetto Tozzi

La seconda guerra mondiale disperse gli artisti del cenacolo di Anticoli Corrado e Tozzi andò a combattere, come ufficiale d’artiglieria da montagna, sul fronte francese, a Pola, a Zara e a Trieste. Fu decorato con la Croce di Guerra al valor militare con due Campagne effettive.  
La Fine della guerra  lo colse in Francia, da dove tornò alla casa sublacense a piedi e con mezzi di fortuna.  Qui giunto, partecipò attivamente alla Resistenza con il gruppo partigiano di liberazione nazionale dai nazi-fascisti della Valle dell’Aniene costituitosi dopo l’8 settembre del 1943.  A Subiaco dopo i bombardamenti del maggio-giugno 1944 trovò una città distrutta, un mondo disfatto: Il suo studio saccheggiato. Il paesaggio sublacense tutto macerie e rovine, le proprietà familiari devastate. Dal suo studio di Via Papa Braschi sito nel "Palazzo Romano" erano state asportate molte pregevoli opere pittoriche giovanili e del periodo della Scuola Romana.  Dopo la guerra e le sue brutali conseguenze, venne con tragica puntualità la morte di alcuni familiari. Lo lasciarono il padre Nazzareno (1949),  il fratello Antonietto (1949), la sorella più cara Valentina (1951) e successivamente la   madre Campi Maria.  L'animo sconvolto dell'artista si riversò ancora una volta sulle tele e la pittura divenne violenta, lampeggiante.

Oggi le sue opere sono ammirate nelle migliori Gallerie d'Arte Italiane e straniere ed in molte raccolte private, come quelle dei Savoia e dei Colonna. Alcune sue opere si trovano nei musei d’arte contemporanea del Vaticano, Parigi ed Oslo.  E' colorista vibrante. E' pittore moderno senza nessuna affinità, però, con le tendenze pittoriche di moda del 900. Egli mantenne, nei suoi dipinti, l'Arte su di un piano di realtà poetica, aderente alla natura quale è, e quale tutti la vedono. Nelle sue opere si nota, inoltre, senso di realismo mistico. Nel suo eremo di Subiaco (località S. Donato) sono stati ospiti, nelle varie epoche fra gli altri: il Prof. Enrico Fermi, il Prof. Bonaiuti, Maria Zappala, Maria Fermi e moltissimi altri Professori Universitari ed Accademici d’Italia tra i quali, Attilio Selva.

Nel 1953 presentò al pubblico la prima mostra personale, a Roma, alla Galleria d'Arte "La Fontanella" in Via del Babbuino, che richiamò l'attenzione di autorevoli critici,  che formularono giudizi positivi su "Benedetto da Subiaco"  e qualificarono le sue opere fra le migliori espressioni dell'arte contemporanea.    Nel 1954 si dedicò accuratamente alla ricomposizione architettonica dell'arco gotico della Piazzetta di Pietra Sprecata in Subiaco e al restauro dell'affresco del 1795, posto nella lunetta, che rappresenta la Madonna della Pietà, copia di Guido Reni, tanto cara ai sublacensi.

Nel 1956 Organizzò con il Presidente marchese Travaglini dell'AAST di Roma, con la Provincia di Roma e il Comune di Subiaco, in occasione dell'apertura della strada per Monte Livata, “la Mostra della Montagna” con la presentazione di Ivo Pannaggi e la partecipazione degli amici romani (Fazzini, Fantuzzi, Gaudenzi, Peppe Guzzi, Miele, Cagli, Monachesi, Montanarini, Omiccioli, Selva Attilio e Sergio, Tot, Bellini, Tozzi, Canistrari, Turcato, Vangelli, Consolazione, ecc.) che dietro suo invito, aderirono con le loro opere di pittura e di scultura.

 

Nella foto il pittore B. Tozzi  con lo scultore Pericle Fazzini e la sua famiglia. - 1956 sulla strada per monte Livata

Ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero, esponendo le sue opere, alla Biennale di Venezia -    alla 1^ Mostra Nazionale di Pittura "Premio Modena" - alla 1^ Edizione del Premio "F.P.Michetti" - alla Galleria "Il Milione" a Milano -  all’estemporanea a San Vito Romano organizzata dai pittori di Via Margutta, dove vinse il primo premio. - all'VIII Premio Nazionale di Pittura "F.P.Michetti": - alla Mostra di Pittori e Scultori operanti a Roma nel Palazzo delle Esposizioni. - a Milano Marittima (Ravenna) presso la Galleria "Rossella", - a Cannes per una collettiva - alla Mostra delle Due Porte di Bruxelles - alla 1^ mostra personale d'Arte Sacra, nella Galleria "L'Agostiniana" in Piazza del Popolo a Roma, inaugurata da monsignor Fallani (presidente Dell’Arte Sacra Mondiale) - alla Mostra Nazionale "Omaggio a Benedetto Croce" dove ricevette la medaglia d'oro da parte del Comune di Pescasseroli (1966) - alla Mostra d'Arte Contemporanea nel Primo Decennale della Valorizzazione di Monte Livata, e nel V Centenario del Primo Libro Stampato in Italia. - alla Galleria "Il Tetto", di Avezzano -  alla Mostra d'Arte Internazionale ad Anticoli Corrado (1967) - alla galleria Russo "La Barcaccia" a Fiuggi (FR).

Ad Avezzano partecipò alla XII Rassegna Nazionale di Arti Figurative – espose le sue opere con una personale alla "Bottega d'Arte" a Chieti presentata dal critico e docente universitario prof. Franco Miele - Ricevette il diploma e la medaglia d'oro del Comune di Roma, - partecipò al X Concorso Estemporaneo per il Premio Nazionale di Pittura "Marina di Ravenna"1962 - Nel 1963 partecipò al XVII Premio Nazionale di Pittura "F.P. Michetti" con l'opera "Paesaggio Sublacense" – organizzò una Personale alla Galleria "Cairola" a Milano.(1964)

 Nel 1966 per il suo valore artistico è annoverato tra i membri dell'Accademia Tiberina.                          

Morì il 14 agosto 1968, a soli 58 anni all’ospedale "Arnaldo Angelucci" di Subiaco.

OPERE PITTORICHE

Il pittore Tozzi è senza dubbio uno dei maggiori coloristi del nostro tempo. I suoi colori sono terzi e vibranti anche nell'impasto serrato, quasi accesi da un'intima purezza; quella stessa che spiritualizza la luce.  Centinaia sono le opere pittoriche prodotte dall’artista, tra queste ricordiamo: «Testa di contadina»; «Pa­gliaccio»; «La sedia»; «Tristezza di Gialli »; « Cava di Bauxite»; «Fiori»; «Tabarin»; «Donna impazzita durante un bombardamento»; «Trasporto funebre»; «Cristo alla Colonna»; «Crocifissione»; «Resurrezione», ecc…

   

 

 

L'INFATICABILE OPERA DI RESTAURO
 

                  

Il prof. Tozzi ha restaurato centinaia di metri quadrati d’affreschi:

§          a Roma, nella Basilica di S. Lorenzo, nel Quadriportico del cimitero monumentale del Verano dopo il rifacimento dovuto alla distruzione dei bombardamenti della seconda guerra mondiale; 
nella chiesa di Santa Prudenziana; 
nella cappella prospiciente Via Balbo; 
nel Convento delle Benedettine in Piazza Campo Marzio; 
nel salone di Palazzo Chigi
nella Chiesa di S. Maria in Trastevere (affreschi del Cavallini e del Vasari); 
nel Palazzo del Bufalo (Salone);

§          a Rieti nella chiesa di San Francesco;

§          a Subiaco nel Protocenobio di S. Scolastica
nel monastero benedettino del Sacro Speco
nella Chiesa di S. Francesco (affreschi del Sodoma); 
nella Basilica di S. Andrea (Varie Pale d'Altare, quali:
"Il Salvatore" (1950); "La Pesca Miracolosa" andato quasi completamente distrutto a causa dei bombardamenti del 1944;  la tela dell'Assunta di Santa Maria della Valle (1949), la tela dell’Immacolata Concezione del Conca; 
nella chiesa di Santa Maria della Croce;

§          ad Amatrice (RI) gli affreschi della Chiesa Icona Passatora
gli affreschi del Castello di Rocca Sinibalda ecc.
 

 

Subiaco
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Badia di S Scolastica

Rodi
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Chiesa di S Francesco
Rodi
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Il castello
Anticoli Corrado 
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P.zza delle Ville
Subiaco
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Sacro Speco

NOTIZIE DALLA STAMPA PAG 1 PAG. 2
CULTURA E VITA 
Anno 2007
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ALCUNI AFORISMI DI BENEDETTO TOZZI

1.      “l’onestà costa una vita, la disonestà un minuto”

2.      “il vizio d’amore è come l’alcolizzato che beve in ogni dove e non è mai sazio”.

3.      la donna che tradisce il marito, recide le radici dell’albero di cui essa è il tronco e i figli i rami.

4.      mi eccito nei rossi, mi riscaldo nell’arancione e mi distendo nell’azzurro.

5.      la vita è come un triangolo che ha per base l’insufficienza umana, per ipotenusa l’Arte e per altezza Iddio.